La Carta e la Storia

Una delle esigenze fondamentali dell’uomo, fin dall’epoca preistorica, è quella di poter fermare le immagini, le parole ed i pensieri e poterli condividere senza limitazioni di tempo o di distanza. Nella preistoria l’uomo delle caverne riuscì, dipingendo le pareti, a trasmettere fino a noi un’immagine del mondo che lo circondava. Questo è stato solamente l’inizio. Poi, lentamente, cominciarono a diffondersi dei segni stilizzati che rappresentassero dei concetti o degli oggetti (i geroglifici e gli ideogrammi) e infine dei segni fonetici che rappresentassero i suoni delle parole. Nacque così l’alfabeto e la scrittura come la intendiamo oggi.

Dettaglio di un foglio di papiro

Ma dove fermare disegni, geroglifici e scrittura?

La prima soluzione la trovarono i Caldei della Mesopotamia, nell’attuale Iraq. Fabbricarono delle tavolette d’argilla e, mentre erano ancora molli, vi incidevano dei segni a forma di cuneo, di modo che, una volta cotte, rimanessero inalterate nel tempo.

Gli antichi egizi, secoli dopo svilupparono un’altra tecnica, forse più geniale. Si accorsero l’interno di una particolare pianta palustre, il Papiro, era composto da strisce di materiale morbido, liscio e resistente, sul quale, con inchiostri vegetali e minerali, si potevano fare piccoli disegni o segni grafici. Le incollarono insieme e nacquero così i fogli.

Il procedimento era lungo e costoso e l’offerta di prodotto scarsa, ma era comunque un notevole passo avanti. E’ poco noto che, nell’America dei Maya un procedimento analogo utilizzava una pianta di nome Amate.

Questa tecnica ebbe grandissima fortuna, tanto che ancora oggi, nella maggioranza delle lingue il supporto alla scrittura ne porta ancora il nome (in inglese paper, in francese papier, in tedesco papier, in russo papiri, in spagnolo papel, ecc.) e si diffuse in tutto il mondo mediterraneo.

Questo progenitore della carta ha permesso la diffusione nel mondo classico del pensiero greco romano, della letteratura, filosofia storia e matematica. Senza il papiro non sarebbero state conservate le opere di Socrate, Pitagora, Archimede, Omero, Virgilio e tutto il sapere che è a base della nostra civiltà moderna. La possibilità di scrivere e comunicare fu una delle basi sulle quali poggiò la grandezza di Roma.

Altre tecniche ebbero meno fortuna, per il loro elevato costo, come la pergamena che consiste in una pelle di pecora conciata o le tavolette metalliche incerate usate dai romani.

In Cina, nell’anno 105 d.c., un importante personaggio della corte imperiale Ts’ai Lun, fece un’acuta osservazione ed ebbe la giusta intuizione per risolvere il problema.

Manifattura della carta in Cina

Seduto sui bordi di un ruscello guardava una donna che faceva il bucato. Qualche metro più a valle, in un’ansa, sulla superficie si era formato un sottile strato di fibre perse dai panni. Provò a toccarlo ma subito il movimento dell’acqua disunì le fibre, poi pensò di sollevarlo con una reticella molto stretta e la fibre rimasero unite. Fece seccare al sole questo strato e ne venne fuori un piccolo foglio, liscio, morbido, resistente e candido.

Perché accadeva? Le piante sono composte di vari elementi, uno dei quali, la cellulosa, è composto da fibre morbide, elastiche e resistenti. Attraverso il processo di filatura e di tessitura queste fibre (cotone, lino, canapa, juta, ecc) diventano tessuti ma, quando sono troppo corte per essere filate, hanno un’altra caratteristica, cioè possono feltrare naturalmente agganciandosi l’una all’altra. Bastava accelerare il processo di sfilacciamento dei tessuti con dei mortai per ridurli ad una poltiglia e sollevarli con delle reticelle.

L’imperatore Ho Ti, felice dell’invenzione che consentiva di produrre fogli di carta (come noi la chiamiamo; dal latino charta che significava foglio) in grande quantità ed a costi molti contenuti rispetto al papiro egiziano, lo ricoprì di onori e volle che la tecnica fosse insegnata a tanti artigiani, ma che fosse mantenuto il segreto e non uscisse dai confini della Cina, pena, come usava allora, la morte. Nei paesi vicini furono tentate delle imitazioni, alcune delle quali sopravvivono ancora oggi. In Thailandia usando l’interno della corteccia del gelso, costituito di cellulosa pura e in Tibet con un arbusto locale, il Lokta, mentre il Giappone si usarono pianticelle locali.

Nel 751 d.c., al tempo dell’espansione araba dopo la morte di Maometto, i musulmani strapparono ai cinesi le città dell’Asia centrale. In una di queste, Samarcanda, fecero prigionieri alcuni artigiani cartai che qui lavoravano. Sbalorditi dalla tecnica la misero subito in pratica diffondendola nella parte del mondo che dominavano e che comprendeva, oltre al Medio Oriente, il nord Africa, la Sicilia e la Spagna.

Cinque secoli dopo, circa nel 1100, i mercanti italiani che commerciavano con gli arabi, riuscirono ad apprendere i segreti di lavorazione attraverso Costantinopoli e li portarono in Italia, ad Amalfi ed a Fabriano.

La tecnica, nei secoli era mutata. Lo sfilacciamento dei tessuti avveniva con grandi magli chiodati azionati dalla ruota di un mulino, anziché coi mortai cinesi o le mole degli arabi, e questo fu un notevole miglioramento. L’asciugatura, visto il clima rigido dell’Europa, non poteva essere fatta solo col calore del sole ma si introdusse una fase di pressatura e tanti altri accorgimenti necessari per rendere sempre migliore il prodotto.

Uno di questi è la filigrana, che è stata inventata proprio a Fabriano. Se sulla reticella che solleva lo stato di fibre si cuce un pezzetto di metallo, tutti i fogli prodotti ne verranno “marcati”, sempre uguali e nella stessa posizione. Ciò perché nel punto dove è cucito il pezzo di metallo si deposita meno pasta, e quindi la carta è più sottile e trasparente. La filigrana, nata come marchio che attestava la provenienza e la qualità del foglio, col tempo divenne un decoro ornamentale e un sigillo di garanzia, che potete vedere ancora oggi nelle banconote e nelle carte valori che sono tutte filigranate per impedirne la contraffazione. Il segreto della tecnica delle filigrane veniva gelosamente custodito dai fabrianesi e nessun artigiano poteva espatriare, pena, manco a dirlo, la morte.

Il monopolio italiano durò alcuni secoli, poi nel ‘400 le cartiere si diffusero in tutta Europa fino nei paesi scandinavi ed in Russia e passarono l’oceano limitandosi però al Nord America. Venivano sempre costruite in vicinanza di corsi d’acqua per due ragioni: Innanzitutto perché per ogni chilogrammo di carte ne sono necessari dai 50 ai 150 litri e poi perché l’unica forza motrice che azionasse i pesanti magli sfilacciatori era quella idraulica. Spesso erano vicino ai porti, dove più abbondante era la disponibilità degli stracci di cotone, lino ecc, e dei cordami usati di canapa e juta, materie prime allora insostituibili.

L’avvento della carta in Europa contribuì alla ripresa economica e culturale dopo i secoli bui del medioevo.

La pergamena era costosissima e riservata solo agli atti più importanti (1 pecora = 1 foglio) e il papiro è una pianta sub-tropicale. La carta invece si poteva produrre in quantità notevoli e a dei costi relativamente accessibili. Tutto quanto è stato scritto, pensato, disegnato, calcolato, tutte le invenzioni scientifiche è stato diffuso prima scritto manualmente e poi, dalla metà del ‘400 stampato su carta fatta a mano.

Solo grazie alla carta a mano, fatta con pazienza foglio per foglio, vennero diffuse le tragedie di Shakespeare, I versi di Petrarca, le opere di Newton, la matematica di Cartesio, le invenzioni di Galileo, i disegni di Durer, La dichiarazione dei diritti dell’uomo, l’enciclopedia, i primi giornali del settecento.

Alla fine del ‘600 gli olandesi, nonostante la loro terra pullulasse di mulini, svilupparono un’altra invenzione. Al posto dei magli pesanti e poco funzionali, inventarono una macchina che da loro prese il nome, il raffinatore “olandese”. Questa macchina è costituita da una vasca oblunga parzialmente divisa a metà da un setto. Su uno dei lati è montata una ruota con decine di lame e sotto di essa, sul fondo della vasca, ci sono altre lame taglienti dette “platina”. Ruotando su se stessa ed avvicinandosi alla platina la ruota ha l’effetto forbice sulle fibre sospese nell’acqua che circolano nella raffinatrice spinte dal moto della ruota, accorciandosi a poco a poco ad ogni passaggio. La forza motrice allora era data da una ruota da mulino, come nei magli, ed oggi è sostituita da un motore elettrico.

Il raffinatore olandese

 

Con questa invenzione, subito diffusasi in tutta Europa, anche se, come al solito, era stata minacciata la pena di morte per chi la rivelasse agli stranieri il livello qualitativo della carta raggiunse il suo massimo.

Detto per inciso, noi ci siamo ispirati, per il progetto in Perù, alla tecnica di allora, con ben poche concessioni, e molto marginali, alla tecnica successiva. Utilizziamo unicamente fibre di cotone, raffinate in Olandese, i fogli sono formati ad uno ad uno impiegando telai a rete con cornici di legno e la pressatura è fatta con presse verticali ad azionamento manuale.

Nel 1798, ad opera di L.N. Robert, fu costruita la prima macchina da carta, che rivoluzionò completamente il sistema di fabbricazione, perché produceva una striscia continua di carta prodotta da un tamburo ricoperto da una rete metallica che ruotava in una vasca dove era in sospensione le fibre vegetali tagliuzzate. Il foglio continuo passava poi tra dei cilindri caldi per essere pressato ed asciugato. La diffusione di queste macchine fu lenta, in Italia nel 1850 ne esistevano solo due, ma inesorabilmente soppiantò, per l’indubbio abbassamento dei costi, la carta a mano tradizionale.

Macchina continua

Poi nell’800 fu scoperto un procedimento chimico che permetteva di estrarre la cellulosa direttamente dal legno degli alberi e la produzione fu ulteriormente incrementata.

Oggi la carta è prodotta, in tutto il mondo, da immense macchine continue, lunghe centinaia di metri e velocissime. Le più moderne creano un foglio largo 10 metri alla velocità di 2000 metri al minuto! Ma questa è un’altra storia.

Oggi si dice sempre di più che la carta, almeno quella da stampa e da scrivere, è un materiale in declino e sorpassato. Forse in futuro verrà in parte sostituita dai mezzi elettronici. Ma ricordate che l’accumulo di conoscenze scientifiche che vi ha portato a poter scrivere sul vostro PC o a leggere un testo su un e-book è stato possibile principalmente dall’invenzione della carta e la conseguente stampa a caratteri mobili. Senza l’invenzione cinese di Ts’ai Lun, per poter comunicare tramandare il vostro pensiero, dovreste passare ore ad incollare striscette di papiro o rincorrere pecore da scuoiare.

 

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